Mario Draghi si o Mario Draghi no: questa è la soluzione?
Alcune proposte di riflessione
In questi giorni le bacheche dei social sono stracolme di video e post sulla “tenuta” dell’Unione Europa che, preoccupati o infuriati concittadini, postano esprimendo le proprie opinioni, lasciando spesso emergere anche i propri sentimenti più viscerali.
Non sono esclusi da questa presenza nemmeno i media che rilanciano gli interventi dei politici, inviando spesso informazioni fuorvianti, preoccupanti e, talvolta assolutamente contraddittorie e contrastanti con quelle rilasciate a pochi giorni, a poche ore di distanza.
Il premier Conte veniva accreditato di comportamenti anti patriottici e improntati alla sudditanze fino a tre giorni fa, quando sembrava richiedere l’intervento del Mes, mentre da ieri la comunicazione lo ha trasformato in “falco” fiero di mandare a quel Paese una “irritata” Frau Merkel.
L’intervento di Mario Draghi, figura professionalmente indiscutibile sotto il profilo tecnico, è stato ineccepibile e ha messo un punto fermo sul drammatico confronto fra Stati dell’Unione sugli aiuti ai Paesi che oggi soffrono della maggiore emergenza sanitaria.
Dunque occorre una riflessione molto approfondita e non soltanto tecnica.
Occorre una “lettura” della situazione che sia utile per cercare di trovare una cura alla “Grande Ammalata”, una visione d’insieme di come la paziente sia arrivata a questo punto.
La prima considerazione da fare è che l’Ue è nata nel 1957 a Roma con sei Stati membri e l’Italia prima fra essi, mentre gli altri, giova ricordare, erano Francia, Paesi Bassi (Olanda), Belgio, Germania (Ovest ovviamente), Lussemburgo e Italia.
Perché dobbiamo ricordarlo?
Perché la Germania usciva perdente da una guerra apocalittica scatenata dal folle regime hitleriano, che aveva causato oltre 6milioni di morti e danni incalcolabili a tutte le nazioni coinvolte.
Perché quel debito nel 1953 con l’accordo di Londra fu dimezzato e rinviato di oltre trent’anni e cioè venne stabilito che esso sarebbe stato pagato quando la Germania si fosse riunificata (1990) e, all’epoca, in piena guerra fredda, nessuno poteva ipotizzare che la riunificazione avrebbe mai potuto davvero avvenire.
La Germania ebbe così il tempo e il denaro sufficiente per ripartire e lo fece con grande impegno e sofferenza dei suoi cittadini, ma anche con l’enorme aiuto degli Stati vincitori del conflitto e, poi, con il grande abbraccio dell’Italia e degli altri Paesi che la accolsero come Paese fondatore della prima comunità europea.
Questa considerazione è necessaria perché è la stessa che è alla base di tutte le Unioni di Paesi che il mondo contempla.
Dagli Stati Uniti d’America alla ex Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche, dalla Mercasur dell’America Latina al SADC dei Paesi del sud dell’Africa, dal GCC dei Paesi del Golfo all’Ue, gli Stati hanno capito che da soli si fa più fatica.